Seminario: "IL SE' DELL'OPERATORE NELLA RELAZIONE TERAPEUTICA"


Relatore:
Relatore: Cecilia Edelstein


Fino a inizio anni Novanta il “pregiudizio” era un concetto che aveva, in generale, una forte connotazione negativa. Si parlava quindi di poter “spogliarsi” dei propri pregiudizi avendo, come unico obiettivo, quello di riuscire a non averne. Nell’ambito della terapia sistemica dovevamo essere neutrali, equidistanti, imparziali e privi di pregiudizi. Al contempo, dovevamo saper essere accoglienti e riuscire ad entrare nel mondo delle famiglie e delle coppie che incontravamo, imparando il loro linguaggio. Infine, essere un buon terapeuta implicava riuscire ad avere una lettura chiara delle dinamiche relazionali del sistema, arrivare a individuare le disfunzioni e patologie, avere delle certezze, un buon livello di “contatto con la realtà” ed essere in grado di gestire nella stanza di terapia le tecniche imparate, applicandole preferibilmente in maniera creativa per indurre un cambiamento.

Nell’era della Cibernetica di Secondo Ordine, con la diffusione delle idee costruttiviste e costruzioniste, influenzate anche dai periodi post coloniale e post moderno e dai

movimenti antipsichiatrici, la maggior parte di questi presupposti cade: non siamo più osservatori esterni, ma interni al sistema che osserviamo; le nostre osservazioni sono profondamente influenzate dai nostri vissuti, dalle nostre opinioni, dai preconcetti, da alcune nostre convinzioni, tutti frutti dalla biografia personale di ciascuno di noi. Non possiamo quindi fare a meno dei pregiudizi, che non sono altro che l’insieme di questi vissuti, opinioni, convinzioni e visioni della vita e del mondo. Il pregiudizio, molto diverso da un giudizio, va quindi ascoltato, può essere messo in discussione e va messo in relazione: per Cecchin, il “cuore” della terapia non è costituito dal contenuto del pregiudizio, ma dalla relazione tra i pregiudizi del cliente e quelli del terapeuta.

Quali sono i nostri pregiudizi? Come possiamo esternarli in maniera non giudicante e far emergere quelli dei nostri interlocutori? Cosa implica metterli in relazione? Come creare questa interazione in maniera produttiva e terapeutica?

Durante la giornata, a partire da questi spunti teorici, Edelstein svolgerà un seminario soprattutto esperienziale che possa iniziare a rispondere alle domande sopra elencate, soffermandosi non solo “sul sistema di significato” dei pregiudizi dei partecipanti, ma anche sulle emozioni che suscitano. La relatrice, infatti, ha una convinzione (o un pregiudizio) secondo cui i pregiudizi vengono sempre accompagnati da una forte dosi di emotività che va ascoltata, considerata, elaborata. E’ attraverso questo continuo movimento bilaterale tra testa e cuore che i pregiudizi non sono più un vincolo e diventano un’enorme risorsa e uno strumento prezioso in terapia.

 


DATA E LUOGO:
9 OTTOBRE 2015
ITFB
Via Montebello, 2
Bologna



Psicologa, Etnopsicologa, Terapeuta Sistemica e Familiare, Social Worker (MSW), Counselor e Mediatrice Familiare, Presidente dell'Associazione Shinui, Direttrice della Scuola di Counseling Sistemico Pluralista di Bergamo, Responsabile Scientifica del Corso di Mediazione Familiare, della Specializzazione in Counseling Interculturale e della Specializzazione in Mediazione Interculturale. Membro del direttivo della Sirts (Società Italiana di Ricerca e Terapia Sistemica), Didatta AIMS, membro del Comitato scientifico di AssoCounseling.



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